mercoledì 21 novembre 2012

Rainer Maria Rilke















Ma i versi significano così poco, quando li si scrive in troppo giovine età! Bisognerebbe avere la forza di attendere: raccogliere in sé per tutta una vita - per tutta una vita lunga vita, possibilmente - i succhi più dolci; e solo allora, solo alla fine, riusciremmo forse a scrivere non più che dieci righe di poesia. Perché i versi non sono - come tutti ritengono - sentimenti. Di questi, si giunge rapidi a un precoce possesso.  I versi, sono esperienze. 

[...]

E anche ricordare, non basta. Occorre saper dimenticarli i ricordi, quando siano numerosi; possedere la grande pazienza d'attendere che ritornino. Perché i ricordi, in sé, non sono ancora poesia. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo, gesto; quando non hanno più nome e più non si distinguono dall'essere nostro - solo allora può avvenire che in un attimo rarissimo di grazia dal loro folto prorompa e si levi la prima parola di un verso.

Rainer Maria Rilke, da I quaderni di Malte Laurids Brigge

lunedì 19 novembre 2012

Cesare Pavese















Mi sai dire per chi è fatto un libro? Stai lontano dai libri che sono fatti per questo o per quello. Anche un libro che è scritto in cinese, l'hanno fatto per te. Si tratta sempre d'imparare le parole di un altro uomo. Tutti i libri che valgono sono scritti in cinese, e non c'è sempre chi te li traduce. Viene il momento che sei solo davanti alla pagina, com'era solo lo scrittore che l'ha scritta. Se hai avuto pazienza, se non hai preteso che l'autore ti trattasse come un bambino o un minorato, ecco che incontri un altro uomo e ti senti più uomo anche tu. Ma ci vuole fatica, Masino, ci vuole buona volontà. E molta pazienza.

Cesare Pavese, da Ciau Masino

venerdì 2 novembre 2012


Dino Buzzati
















Ogni vero dolore viene scritto su lastre di una sostanza misteriosa al paragone della quale il granito è burro. E non basta una eternità per cancellarlo. Fra miliardi di secoli la sofferenza e la solitudine di mia mamma, provocate da me, esisteranno ancora. E io non posso rimediare. Espiare soltanto, semmai, sperando che lei mi veda.
Ma lei non mi vede. Lei è morta e distrutta, non sopravvive, o meglio non restano più che i residui del suo corpo orrendamente umiliato deagli anni, dal male, dalla decomposizione del tempo.
Niente? Proprio niente rimane. Di mia mamma non esiste più nulla?

Dino Buzzati da I due autisti