lunedì 10 ottobre 2016

Romano Guardini

Opera di Jaume Plensa




















Immagini significative di cose, corpi sonori di fatti spirituali: questo han da essere le parole. Le azioni devono essere compenetrate di realtà interiore e debbono a lor volta abbracciare la realtà. E riconosciamo vera forza di rinnovamento là ove l'uomo è di nuovo sensibile all'urto dell'essere, vi si arresta dinanzi, ammira, interroga; dove questo urto, ripercotendosi, gli foggia la parola e l'opera.

da I santi segni

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Le parole sono il diavolo, noi lì a credere di lasciarci uscire dalla bocca solo quelle che ci convengono e, tutt’a un tratto, ce n’è una che s’intrufola, non abbiamo visto da dove sia spuntata, nessuno l’aveva chiamata, e, a causa di quella parola, che non di rado avremo poi difficoltà a ricordare, la rotta della conversazione cambia bruscamente quadrante, ci mettiamo ad affermare ciò che prima negavamo, o viceversa. (José Saramago)

Giovanni ha detto...

Simpatico Saramago, anche se personalmente non me la sentirei di dire che le parole sono il diavolo. Neanche per scherzo.

Anonimo ha detto...

Beh su. Si parla per metafore. Non mi vorrà mica dire, che pensa davvero Saramago volesse parlar male della divina favella. Non a caso dopo la frase si appresta a spiegarci la brutalità della sua frase iniziale . Ovvero: grazie al cielo esistono le parole che ci permettono di esprimere al meglio ciò che davvero ci sarebbe da dire. Il discorso prosegue motivando che ci portano dove vogliono loro, ma in realtà è sottointeso che ci portano dove vogliamo noi, difettati di falsi moralismi. Ne conviene?

Anonimo ha detto...

Oh che peccato. Non mi ha preso le frasi virgolettate cancellandole del tutto.
Così si capisce la metà. Provo a fregare il programma.
ERRATA CORRIAGE:
-...Non a caso dopo **le parole sono il diavolo** si appresta...
-...della sua frase iniziale **noi lì a CREDERE di LASCIARCI uscire dalla bocca SOLO quelle che ci CONVENGONO**....

Spero funzioni.

Giovanni ha detto...

le scrivo dopo un po' ringraziandola anzitutto della sua risposta.
al di là dell'espressione per me un po' indigesta il succo del discorso di Saramago lo sottoscrivo anch'io. Per quanto scomodo, l'intrufolarsi di una parola inattesa e sconveniente può aprire delle finestre su una realtà che, più o meno rifugiati tra le pareti delle nostre argomentazioni, avevamo smesso di guardare. Sarebbe bene dare credito a questi sgambetti delle parole, incrinature del discorso, ferite salutari del pensiero.

Anonimo ha detto...

Ma si, ma si.. La posso ben comprendere, d'altronde gli scrittori devono pur colpirci per provare in noi una reazione.
Ci tenevo comprendesse il succo della questione e mi pare ci siamo compresi.
Non stia a rigraziarmi.
Anzi se proprio lo vuol fare, lo faccia continuando a condividere con l'etere virtuale i suoi pensieri.
Chi passa ha solo da guadagnarci.
Il suo è uno dei pochi blog interessanti, che hanno davvero qualcosa da dire, che seguo con piacere.
Mi complimento.

Giovanni ha detto...

Sono contento se qualcuno trova interessanti questi frammenti. Attorno alla parola comunque ultimamente ho trovato due pagine davvero notevoli nel volume di Bruno Schulz appena pubblicato da einaudi, Le botteghe color cannella. Le consiglio il micro saggio dal titolo La mitizzazione della realtà da cui oggi ho tirato fuori e pubblicato qui sopra un passo...