venerdì 27 dicembre 2019

Boris Vian




















Ils cassent le monde
en petits morceaux
ils cassent le monde a coups de marteau
mais ça m'est égal
ça m'est bien égal
il en reste assez pour moi
il en reste assez
il suffit que j'aime
une plume bleue
un chemin de sable
un oiseau peureux
il suffit que j'aime
un brin d'herbe mince
une goutte de rosée 
un grillon de bois 
ils peuvent casser le monde 
en petits morceaux
il en reste assez pour moi
il en reste assez
j'aurai tojours un peu d'air
un petit filet de vie
dans l'oeil un peu de lumière
et le vent dans les orties
et même, et même 
s'ils me mettent en prison
il en reste assez pour moi
il en reste assez
il suffit que j'aime
cette pierre corrodée
ces crochets de fer
où s'attarde un peu de sang
je l'aime, je l'aime
la planche usée de mon lit
la paillasse et le châlit
la poussière de soleil
j'aime le judas qui s'ouvre
les hommes qui sont entrés
qui s'avancent, qui m'emmènent
retrouver la vie du monde
et retrouver la couleur
j'aime ces deux longs montants
ce cocteau triangulaire
ces messieurs vêtus de noir 
c'est ma fête et je suis fier
je l'aime, je l'aime
ce panier rempli de son
où je vais poser ma tête
oh, je l'aime pour de bon 
il suffit que l'aime
un petit brin d'herbe bleue
une goutte de rosée
un amour d'oiseau peureux
ils cassent le monde
avec leurs marteux pesants
il en reste assez pour moi
il en reste assez, mon coeur.



Distruggono il mondo
in pezzi
distruggono il mondo
a colpi di martello
ma non mi importa
non mi importa davvero
ne rimane abbastanza per me
ne rimane abbastanza
basta che io ami
una piuma azzurra
una pista di sabbia
un uccello pauroso
basta che io ami
un filo d'erba sottile
una goccia di rugiada
un grillo di bosco
possono rompere il mondo
in frantumi
ne rimane abbastanza per me
ne rimane abbastanza
avrò sempre un po' d'aria
un filetto di vita
un barlume di luce nell'occhio
e il vento nelle ortiche
e ancora, e ancora
se mi mettono in prigione
ne resta abbastanza per me
ne resta abbastanza 
basta che io ami
questa pietra corrosa
questi uncini di ferro
che trattengono un grumo di sangue
io l'amo, io l'amo
la tavola consumata del mio letto
il pagliericcio e lo scaldino
la polvere del sole
amo lo spioncino che s'apre
gli uomini che sono entrati
che avanzano, che mi portano via
ritrovare la strada del mondo
e ritrovare il colore
amo questi due lunghi montanti
questo coltello a triangolo
questi signori vestiti di nero
è la mia festa e io sono orgoglioso
l'amo, l'amo
questo paniere risonante
dove poserò la mia testa
oh, l'amo tanto 
basta che io ami
un piccolo stelo d'erba azzurra
una goccia di rugiada
un amore di uccellino pauroso
fracassano il mondo
con i loro martelli pesanti
ne rimane abbastanza per me
ne rimane abbastanza, cuore mio.

Ils cassent le monde, Distruggono il mondo (traduzione di G.A.Cibotto)

mercoledì 30 ottobre 2019

Tullio Pericoli

da T. Pericoli, Robinson Crusoe di Daniel Defoe











Ma quel non poter capire era poi così mortificante? Non del tutto. Anzi, schiudeva qualche porta: le porte del non spiegato, del non analizzato, del non teorizzato, del non moraleggiato. Ai miei occhi, che avevano soprattutto bisogno di vedere, appariva come una massa spigolosa e attraente, un diamante grezzo che prometteva splendori senza ancora mostrarli. Quella promessa era uno stimolo, e l'avviso dell'inizio di un piacere: quello di pensare, di immaginare, di avere la mente in movimento, aperta a nuovi, possibili usi.

da Incroci

venerdì 25 ottobre 2019

Saul Steinberg

S. Steinberg tiene per mano se stesso
all'età di dieci anni




















Questi riflessi mi incantano per la stranezza della loro esistenza (la stranezza è una qualità dei miracoli). Siniavsky dice che i versi, le rime sono strumenti molto appropriati per dire delle stranezze, a causa della loro stessa stranezza. Così si possono dire cose di cui uno si vergognerebbe se le dicesse in modo normale. La poesia, se non è rivestita della stranezza dei versi, appare presuntuosa. Come certe danze, che si devono fare in maschera o in costume. Anche io ho sempre pensato che per esprimere certe cose le dovevo trasformare in scherzi, in giochi di parole, o in stranezze comunque: il cosiddetto humor. Vestire la realtà per renderla "perdonata".

da Riflessi e ombre

mercoledì 10 luglio 2019

Stefano Benni




















IL FIGLIO

Ti ho visto attraverso la porta 
della cucina
una bianca nuca di vecchio.
La giacca appesa all'ingresso
modellata dal tuo vuoto
le foto e i calendari di anni
che non esistono più.
Così a volte, ci tocca
vivere anni scaduti.
Chino sul tavolo, a braccia strette
come se da esse il mondo
potesse sfuggire. Contando
gli strappi della tovaglia.
Testardo
Padre.

da Blues in sedici. Ballata della città dolente

lunedì 8 luglio 2019

Odon von Horvath




















"Stia attento", grida, "stia attento alla giustizia di Dio". 
No, non ho più paura di Dio.
Sento intorno a me una grande disapprovazione.
Solo due occhi mi guardano senza ripugnanza. Si posano su di me. Calmi come laghi profondi delle foreste del mio paese.
Eva, sei già tu l'autunno?

da Gioventù senza Dio

mercoledì 6 marzo 2019

Antonia Pozzi
















...forse la vita è davvero
quale la scopri nei giorni giovani: 
un soffio eterno che cerca 
di cielo in cielo
chissà che altezza.

da Prati

mercoledì 6 febbraio 2019

Franco Branciaroli

J. Kounellis, Senza titolo (svelamento)












"Non si muore più, siamo eterni..." Sì, stronzi ma solo in avanti perché a guardarci indietro siamo usciti tutti da una figa. E allora ecco la vecchia domanda (mi piacciono le vecchie domande) ... Perché ci siamo? Sapete che vi dico stronzi, vecchie merde? Vi dico che non lo saprete in eterno! Ma una volta, qui, su questa terra che sta andando a culo, e parlo di miliardi di anni fa, è venuto uno che diceva di essere eterno come noi ma diceva anche che era sempre esistito, che aveva fatto finta di uscire da una figa per diventare uomo, questo, che si è fatto inchiodare insieme a due figli di puttana, uno a destra e uno a sinistra. Si è fatto inchiodare da quegli stronzi di morituri che non gli credevano quando lui diceva che non sarebbero mai più morti (pensa che stronzi!). Questo, l'uomo-dio, ha detto che chi muore credendo in lui, resuscita, vivrà in eterno, e questo, va bene coglioni, potrà anche farci ridere, ma ha anche detto che resuscitati sapremo tutto, sapremo perché ci siamo stati. E questo succederà alla fine del mondo e siccome a quei tempi il mondo era la terra... ho deciso di approfittare a quel poco che manca al suo smerdamento per uscire dalla nostra eternità stroiata ed entrare in quella dell'inchiodato anche perché si potrà cagare.

da Dipartita finale 

domenica 3 febbraio 2019

sabato 2 febbraio 2019

Roberto Calasso














Sussiste tuttora una tribù dispersa di persone alla ricerca di qualcosa che sia letteratura, senza qualificativi, che sia pensiero, che sia indagine (anche questi senza qualificativi), che sia oro e non tolla, che non abbia l'inconsistenza tipica di questi anni. Faire plaisir era la risposta che Debussy dava a chi gli chiedeva qual era il fine della sua musica. Anche l'editore potrebbe proporsi di faire plaisir a quella tribù dispersa, predisponendo un luogo e una forma che sappia accoglierla.

da L'impronta dell'editore

domenica 20 gennaio 2019

Giovanni Testori

Francis Bacon, Sangue sul pavimento (1986)



















[...] può essere, appunto, sangue di un assassinato, di un suicida, di un feto, il sangue; il grumo di uno che ha avuto un'emorragia; può essere una mescolanza di sangue e sperma. Comunque è un grumo che riguarda l'uomo e che non ha forma ma che ha più forza che se avesse forma. Quale parola dice questo sangue? Tolti tutti gli addobbi, tolte tutte le malie che non hanno niente a che vedere col teatro, tolte tutte le regie, tolte tutte le interpretazioni, cosa dice quella macchia di sangue lì? E può il teatro prescindere da quella macchia?

da La parola come (1988)