domenica 12 novembre 2017

Jerome David Salinger





















[...] prese un mozzicone di matita e scrisse sotto l'iscrizione, in inglese: «Padri e maestri, io mi chiedo "che cos'è l'inferno?" Io affermo che è il tormento di non essere capaci d'amore». Cominciò a scriverci sotto il nome di Dostoevskij, ma si accorse - con un tremito di paura che gli corse per tutto il corpo - che quanto aveva scritto era quasi del tutto illeggibile. Richiuse il libro.

da Per Esmé: con amore e squallore

3 commenti:

Anonimo ha detto...

“Doveva solo aspettare, come sempre. E tutto si sarebbe sistemato.[..] E lui delle attese sapeva tutto, no? Certo, solo che quella era un’attesa diversa. Non era attendere qualcosa che si stava aspettando, era immaginare il ricordo di qualcosa che si era perso. Come per l’amore: la cosa peggiore non è non essere amati, è non essere amati più. Dopo esserlo stati.” -Alessandro Barbaglia ne“La locanda dell’ultima solitudine”-

Anonimo ha detto...

C'è chi è tormentato dal troppo amare.
Forse ognuno ha il suo inferno.
Forse il paradiso si trovava a metà strada.
Non lo sapremo mai.

Anonimo ha detto...

Scrivi, scrivi per me..
Ho bisogno di scaldarmi ancora nei tuoi pensieri..