lunedì 18 ottobre 2010



The Poem That Took the Place of a Mountain

There it was, word for word,
The poem that took the place of a mountain.

He breathed its oxygen,
Even when the book lay turned in the dust of his table.

It reminded him how he had needed
A place to go to in his own direction,

How he had recomposed the pines,
Shifted the rocks and picked his way among clouds,

For the outlook that would be right,
Where he would be complete in an unexplained completion:

The exact rock where his inexactness
Would discover, at last, the view toward which they had edged,

Where he could lie and, gazing down at the sea,
Recognize his unique and solitary home.


La poesia che prese il posto di un monte

Era là, parola per parola,
La poesia che prese il posto di un monte.

Egli ne respirava l’ossigeno,
Perfino quando il libro stava rivoltato nella polvere del tavolo.

Gli ricordava come avesse avuto bisogno
Di un luogo da raggiungere nella sua direzione,

Come egli avesse ricomposto i pini,
Spostando le rocce e trovato un sentiero fra le nuvole,

Per giungere al punto d’osservazione giusto,
Dove egli sarebbe stato completo di una completezza inspiegata:

La roccia esatta dove le di lui inesattezze
Scoprissero, alla fine, la vista che erano andate guadagnando,

Dove egli potesse coricarsi e, fissando in basso il mare,
Riconoscere la sua unica e solitaria casa.


Wallace Stevens

2 commenti:

Giovanni ha detto...

dopo un post dedicato alle chiese armene, continua con quest'opera di Wallace Stevens datata 1954 l'excursus sulle poesie 'piene' dopo il '45...per la cronaca alle spalle ci eravamo lasciati Finestra (2001) di Parronchi e Late fragment (1988) di Carver.

Samuele Baracani ha detto...

Non conoscevo assolutamente il poeta, grazie