mercoledì 10 giugno 2020

Roberto Calasso

Foto di Enrica Scalfari















A partire da un certo anno, ho fatto in modo che quasi tutti i libri che mi circondano fossero ricoperti con quella specie di carta velina che si chiama pergamino e ancora oggi viene usata dai librai antiquari in Francia, dove la maggior parte dei libri sono in brossura e l'utilità del pergamino è più evidente (nei paesi anglosassoni si usano invece sovra-coperte in plastica).
Mi hanno chiesto ogni tanto perché lo faccio. Il motivo ufficiale è che il pergamino protegge la copertina dell'invecchiamento. Ma non è quello il punto decisivo, che invece è difficilmente confessabile: il pergamino serve a complicare la vita con i libri. La sua vera ragione è quella di rendere meno leggibile - o addirittura non leggibile - ciò che è scritto sui dorsi. Il pergamino fa sì che siano molto meno riconoscibili. E questo allevia chi vive in mezzo a loro - e non vuole essere obbligato a percepire in qualsiasi momento la presenza incombente di un certo libro. Mentre preferisce ritrovarlo quasi al tatto, delicatamente mummificato.
E c'è un motivo ulteriore, ancora meno confessabile. Il pergamino rende molto più difficile, per un occasionale visitatore, individuare i titoli dei libri. E questo frena ogni eccesso di intimità. Impedisce quella imbarazzante situazione in cui, entrando in una stanza, si riconosce rapidamente, anche solo dal colore e dalla grafica dei dorsi, di che cosa è fatto il paesaggio mentale del padrone di casa.

da Come ordinare una biblioteca

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